La malattia di Parkinson è una sindrome extrapiramidale caratterizzata da rigidità muscolare che si manifesta con resistenza ai movimenti passivi, difficoltà a iniziare e terminare i movimenti, e tremore che insorge durante lo stato di riposo e può aumentare in caso di stato di alterata emotività.
Questi sintomi si risolvono poi in disturbi dell’equilibrio, andatura impacciata e postura curva.
Il Parkinson però non è solo questo. Oltre ai sintomi motori, la malattia di Parkinson può presentare anche sintomi psichiatrici quali depressione, apatia e ansia.
Quando la terapia farmacologica prevede l’utilizzo di farmaci dopaminergici, possono presentarsi anche allucinazioni, deliri, disturbi del controllo degli impulsi (gioco d’azzardo patologico, shopping compulsivo, ipersessualità …) e sindrome da disregolazione dopaminergica.
Per quanto concerne la sfera cognitiva, alcuni pazienti possono manifestare alterazioni cognitive quali il rallentamento ideomotorio, disturbi a carico delle funzioni esecutive, disturbi di memoria, difficoltà nel reperimento dei nomi e disturbi visuo-spaziali.
Fattori di rischio significativamente predittivi per la comparsa di disturbi cognitivi sono l’età, la gravità dei sintomi motori, la presenza di sintomi psicotico-allucinatori, i disturbi del sonno, l’ansia e la depressione.
In alcuni casi i disturbi cognitivi possono progredire fino a diventare una vera e propria forma di demenza, quando interferiscono con l’autonomia della persona. Possono comparire in questi casi confusione, disorientamento, allucinazioni e agitazione notturna.
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che la riabilitazione cognitiva, associata a corretti stili di vita (alimentazione, attività fisica) e a buone relazioni sociali, svolge un ruolo importante nel prevenire o rallentare lo sviluppo di forme di demenza e nel mantenere attiva ed autonoma la persona.