Quando si parla di demenze, spesso ci si riferisce a questa parola come a un “termine ombrello”. Questo perché in essa sono racchiuse categorie diagnostiche differenti, con manifestazioni comportamentali, sintomi cognitivi e peculiarità diverse.
A seconda di quelle che sono le aree cerebrali principalmente implicate e le funzioni cognitive coinvolte, sono molteplici le forme di demenza che possono essere diagnosticate.
La più conosciuta è la Malattia di Alzheimer, ma esistono anche la demenza fronto-temporale, la demenza vascolare, la demenza da malattia di Parkinson, i parkinsonismi e tantissime altre sintomatologie meno conosciute.
Tutte le forme di demenza comportano un progressivo decadimento delle funzioni cognitive, che interferisce con il funzionamento nella quotidianità e nell’ambito socio-lavorativo, e che rappresentano un significativo declino rispetto al precedente livello della persona.
La malattia di Alzheimer inizia in maniera subdola e insidiosa.
I primi sintomi sono solitamente piccoli disturbi della memoria, spesso associati a calo dell’umore e ansia. La malattia all’esordio può essere confusa con un disturbo depressivo, o attribuita al fisiologico invecchiamento.
La malattia di Alzheimer si caratterizza inizialmente, oltre che per la perdita della memoria e per la progressiva incapacità di imparare nuovi concetti e nuove procedure, per le difficoltà di espressione e comprensione linguistica.
La persona con Alzheimer può spesso perdere il filo del discorso mentre parla, interrompersi per il mancato recupero di una parola, e mostrarsi ripetitiva nelle domande e nei contenuti espressi.
Si possono osservare modificazioni del carattere e della personalità, difficoltà nei rapporti sociali, diminuzione delle capacità percettive visuo-spaziali. Progressivamente emergono difficoltà sempre maggiori nell’emettere giudizi, incertezza nei calcoli e nei ragionamenti logici.
Sono spesso presenti ansia, depressione e ritiro sociale.
Le azioni della vita quotidiana diventano sempre più problematiche e la persona diventa insicura e incerta, sempre più bisognosa della presenza e dell’aiuto di una persona di riferimento.
Lungo tutto il decorso della malattia possono essere presenti anche sintomi cosiddetti “non cognitivi”, in varia misura e di diversa gravità: agitazione, irrequietezza, aggressività, disinibizione sessuale, apatia, disturbi del sonno; inoltre possono manifestarsi alterazioni del comportamento alimentare e aumento patologico dell’attività motoria (il cosiddetto wandering, vagabondaggio).
Per tutte le forme di demenza, la diagnosi precoce è importante per impostare la più adeguata terapia farmacologica, per intervenire al più presto con la riabilitazione cognitiva, per organizzare al meglio la gestione quotidiana della persona, e per permettergli di pianificare il suo futuro e prendere in anticipo importanti decisioni di tipo economico e legale.
Per quanto concerne le terapie, ad oggi non esiste una cura per l’Alzheimer: i trattamenti disponibili consentono di alleviare i sintomi e, in alcuni casi, di rallentare la progressione della malattia.
Nello specifico della riabilitazione cognitiva, i più recenti studi scientifici hanno dimostrato che la riabilitazione cognitiva praticata nelle fasi iniziali della malattia è in grado di rallentare il declino cognitivo e potenziare il mantenimento delle autonomie quotidiane della persona malata e le competenze sociali e comunicative, con conseguenti ripercussioni sulla qualità della vita della persona che ne soffre e sul benessere psicofisico dei familiari.