Con il termine autolesionismo si intendono una serie di comportamenti, messi in atto in modo particolare dagli adolescenti e dai giovani adulti, che hanno lo scopo di danneggiare se stessi.
Per parlare di autolesionismo, ci deve essere intenzionalità nel volersi provocare del dolore.
Esistono, in particolare, tre criteri che permettono di capire se ci troviamo di fronte a condotte autolesive:
- nell’ultimo anno, per cinque o più giorni non necessariamente consecutivi, l’individuo si è intenzionalmente inflitto ferite che provocano sanguinamento, senza l’intenzionalità di suicidio
- l’individuo assume condotte autolesive allo scopo di ottenere sollievo da una sofferenza emotiva o risolvere una difficoltà relazionale
- la condotta autolesiva intenzionale è associata ad almeno uno dei seguenti sintomi:
- difficoltà interpersonali o sensazioni o pensieri negativi che si verificano nel periodo precedente al gesto autolesivo
- preoccupazione difficile da controllare riguardo al gesto che l’individuo ha intenzione di commettere
- pensieri frequenti di autolesività, anche quando il comportamento non viene compiuto
Talvolta i gesti autolesivi portano con sé segni nel corpo permanenti, altre volte i segni sono meno evidenti ma, spesso, più ripetuti.
Le motivazioni che stanno alla base di questi gesti sono numerose e personali, tuttavia possiamo riassumerle in tre differenti categorie: spesso i gesti autolesivi vengono messi in atto per cercare di gestire una emozione considerata dal soggetto poco gestibile e impetuosa, altre volte la persona così facendo tenta di autopunirsi.
In ogni caso, questi gesti hanno lo scopo di comunicare attraverso il corpo ciò che le parole non riescono a dire.
Una delle condotte autolesive che tanti ragazzi mettono in atto è il cutting, ossia una forma di autolesionismo che comprende in particolare il taglio, ma anche piccole ustioni o graffi.
Le motivazioni che stanno alla base di questa condotta, possono essere di vario tipo: molti giovani cercano, così facendo, di controllare una intensa angoscia. Essa, a tratti, è insostenibile e la sofferenza nel corpo sembra essere per loro più tollerabile della sofferenza dell’anima.
Alcune volte, invece, il taglio e la fuoriuscita di sangue che ne consegue, sembrano essere elementi che fanno percepire al ragazzo di essere vivo ed essere meno a contatto con sensazioni di vuoto e inutilità che spesso l’adolescenza richiede di tollerare.
Non è semplice individuare le cause di gesti importanti, pericolosi e dolorosi come quelli appena descritti; ciò che è evidente, tuttavia, è che tali gesti comunicano una sofferenza che deve essere ascoltata e accolta.
In questo caso, quindi è fondamentale l’aiuto di uno psicoterapeuta che aiuti a trovare un senso e un significato a questi comportamenti, che aiuti a dare un nome alle emozioni e ad individuare vie più efficaci per gestirle.
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