Claustrofobia

La claustrofobia è certamente una delle fobie più diffuse.

II claustrofobico è una persona affetta dalla paura irrazionale ed eccessiva degli spazi stretti e chiusi come tunnel o ascensori.

In situazioni analoghe, il soggetto farà di tutto per uscire all’aperto e godere pienamente di quel senso di libertà che solo l’esterno gli può consentire.

La claustrofobia può essere molto invalidante nel quotidiano, ma in genere viene gestita sufficientemente bene dai soggetti che ne soffrono che evitano sostanzialmente gli spazi che diano loro sensazioni di chiuso, come tunnel, treni, metropolitana, ascensori, stanze piccole, negozi, maschere, ecc.

La maggioranza dei casi di claustrofobia non risultano gravi e soltanto una piccola percentuale di soggetti richiede un trattamento.

L’esordio della claustrofobia è tendenzialmente piuttosto precoce (verso i 14 anni di età) ed i casi molto gravi interessano il 2-5% della popolazione.

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Il cinema, la metropolitana, gli ascensori, come detto, sono posti poco piacevoli per chi soffre dei sintomi della claustrofobia: non vi sono finestre, le uscite non sempre sono controllabili, c’è molta gente in sala o sui mezzi, e spesso non ci si può muovere con libertà per non disturbare le altre persone presenti.

Tutte queste sensazioni sgradevoli fanno spesso rinunciare alla frequentazione di questi luoghi.

Oltre alle classiche manovre di evitamento o di fuga di fronte alla situazione fobica, il claustrofobico controlla l’ansia cercando delle spiegazioni a prima vista logiche che spieghino il motivo di una scelta che altri considerano un po’ strana o quanto meno poco usuale.

La claustrofobia deve essere tenuta distinta dall’agorafobia, che invece è tipica di chi soffre o ha sofferto di attacchi di panico, quest’ultima, infatti, non si limita alla paura degli spazi chiusi, ma riguarda tutte le situazioni, anche all’aperto, da cui non vi sia una rapida via di fuga (es. un ponte, una lunga coda o l’autostrada).

Il disagio del claustrofobico è limitato alla sensazione di costrizione, mentre quello dell’agorafobico è legato alla lontananza da una via di fuga e di un punto di sicurezza.

La cura della claustrofobia è relativamente semplice ed è il metodo che interessa tutte le fobie, e passa necessariamente attraverso un percorso di psicoterapia individuale, che mira a intervenire sul malessere profondo nella persona che gli ha causato angoscia e ansia che si sono poi manifestate con la sintomatologia fobica.

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