UN TENTATIVO DI DEFINIZIONE
La Sindrome da Alienazione Parentale è una condizione in cui si osserva il rifiuto da parte di uno o più figli di mantere una relazione con uno dei due genitori (definito “alienato”), in assenza di alcun giustificato motivo (quali, ad esempio, abusi o maltrattamenti).
Comunemente la responsabilità di tale dinamica viene attribuita all’altro genitore, l’”alienante”, che, attraverso atteggiamenti velati o per mezzo di esplicite critiche nei confronti del genitore alienato, indurrebbe il figlio ad interrompere qualsiasi contatto con quest’ultimo.
Tale visione sembrerebbe porre un genitore nel ruolo di vittima (l’alienato) e l’altro nel ruolo di carnefice (l’alienante), ma una simile spiegazione rischia di ricondurre un fenomeno cosi complesso ad una dinamica causa-effetto troppo lineare e semplicistica.
La Sindrome da Alienazione Parentale, secondo un’altra prospettiva, potrebbe essere considerata come una condizione che vede tutti gli attori coinvolti come protagonisti attivi e co-responsabili del processo di alienazione dove:
- il genitore alienante (che in genere ha la custodia del figlio) assume il ruolo di manipolatore di successo, grazie ad un efficace gioco di manipolazione, riuscendo a spingere il figlio ad “allearsi” con lui e a diventare “nemico” dell’altro genitore.
- Il genitore alienato diviene il manipolatore fallimentare, per mezzo di un atteggiamento passivo e di forte rancore verso il primo che contribuisce ad allontanare da sé il figlio.
- Il figlio che, nella decisione di allearsi con un genitore e di escludere l’altro, assume una posizione di potere ben precisa nella dinamica relazionale, allontanando da sé il rischio di divenire strumento e vittima del conflitto coniugale.
In un contesto simile, caratterizzato da continue manipolazioni, ricatti e da un’elevata conflittualità, il rischio è che vengano demolite totalmente le già precarie funzioni genitoriali e che si sviluppino forme di disagio psicologico di rilevanza clinica cui potrebbero andare incontro tutti i membri coinvolti nel gioco relazionale sopra descritto.
L’INTERVENTO CLINICO
Se si abbraccia l’ipotesi che la Sindrome di Alienazione Parentale sia frutto di un processo a cui contribuiscono in modo più o meno consapevole, con i loro comportamenti, entrambi i genitori e il figlio, un utile intervento potrebbe essere la psicoterapia familiare.
Un lavoro sull’intero nucleo familiare, infatti, permetterebbe di ristabilire nuovi equilibri relazionali mettendo fine o alleviando il conflitto.
L’obiettivo è il coinvolgimento di ciascun membro in un percorso congiunto di rinarrazione della storia familiare in cui possano essere integrati tutti i punti di vista e dove poter valorizzare le risorse di ognuno, nella difficile sfida di una genitorialità serena.
A cura della Dott.ssa Irene Tesoro
Psicologa – specializzanda in psicoterapia