PERCHÉ SI SOFFRE DI CLAUSTROFOBIA?

Il termine claustrofobia deriva dal latino claustrum, cioè luogo chiuso, e dal greco fobia, ovvero timore, e descrive la paura irrazionale di ritrovarsi in spazi angusti.

Luoghi comuni come l’ascensore, la metropolitana, o anche stanze di piccole dimensioni, senza finestre, possono trasformarsi in luoghi che generano paura.

 

SINTOMI DELLA CLAUSTROFOBIA

Il pensiero che genera la paura irrazionale è legato al timore di essere schiacciati, di soffocare, non potersi liberare e nei casi complessi, addirittura morire.

A volte anche solo l’idea di ritrovarsi in questa circostanza può causare profonda agitazione portando a comportamenti di evitamento.

Quando l’ansia si intensifica possiamo incorrere in manifestazioni somatiche tra i quali:

• sudorazione
• brividi / vampate di calore
• tachicardia
• vertigini
• sensazione di svenimento
• sensazione di stordimento
• respiro affannato, iperventilazione
• sensazione di soffocamento
• sensazione di oppressione e dolore al petto

L’intensità dei sintomi può essere tale da sfociare in un vero e proprio attacco di panico.

 

PERCHÉ?

La manifestazione della claustrofobia, così come in tutte le sintomatologie, è variegata e complessa e per questo può essere considerata da diversi punti di vista.

Una spiegazione della claustrofobia trova le sue radici nella visione medica.

A partire dallo studio del cervello, alcune ricerche hanno rilevato che le persone che soffrono di fobie presentano una regione cerebrale più piccola rispetto alla media degli esseri umani.

Questa zona si chiama amigdala e si attiva nel processamento delle nostre emozioni, soprattutto quelle di paura.

Nel caso della claustrofobia (e delle fobie in generale) sembra abbia un’iperattivazione.

Questa visione potrebbe spiegare la diversa percezione e valutazione del pericolo che risulta irrazionale e spropositato rispetto all’oggetto o situazione reale.

La claustrofobia può anche manifestarsi in seguito a esperienze traumatiche riconducibili all’infanzia, in un tempo passato e dimenticato che però influenza il tempo presente.

La persona nel qui e ora non ha memoria cosciente, ma il corpo, che ha vissuto e immagazzinato l’esperienza traumatica passata, ripropone il ricordo spiacevole attivandosi come se la minaccia fosse imminente.

Infine una lettura sul piano simbolico potrebbe ricondurre la sensazione di oppressione e chiusura, a un relativo conflitto sul piano psicologico inconscio che ha un impatto a livello cosciente e producono la fobia.

 

COME SI COMBATTE?

Quando i sintomi della claustrofobia risultano persistenti e interferiscono sulla vita quotidiana è fondamentale per la persona, rivolgersi a uno specialista per intraprendere un percorso terapeutico.

È importante concentrarsi sulla storia del paziente per comprendere al meglio attorno a quali eventi esistenziali si sia costellato il sintomo.

Quando la sintomatologia limita le normali attività della vita quotidiana, o addirittura le compromette, le persone possono provare vissuti di bassa autostima e possono sentirsi estremamente fragili nei confronti degli altri.

Per questo motivo, oltre che porre attenzione sui sintomi attuali manifestati con l’ansia, è fondamentale prendersi cura della fragilità e del senso di impotenza, e a volte vergogna, che le persone che soffrono di claustrofobia possono provare.

 

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