LA FINE DI UN AMORE

“Non siamo mai così privi di difese come nel momento in cui amiamo” (S. Freud).

È con questa frase di Freud che vorrei iniziare un breve articolo sul tema della fine di un amore.

Le relazioni sono essenziali per ognuno di noi e la nostra quotidianità è in gran parte sociale, dalla nascita e per tutta la nostra vita l’Altro occupa un posto significativo nel nostro percorso e nella nostra crescita.
Per questi e altri motivi la fine di una relazione amorosa può essere fonte di grande dolore.

Quello che vuole dirci Freud con quelle parole è che nel momento in cui amiamo siamo esposti anche, ma non solo, alla sofferenza. Le nostre barriere e difese che siamo abituati ad avere nei confronti di persone che conosciamo poco o di cui abbiamo una non completa fiducia vengono meno in una relazione con la persona di cui siamo innamorati.
Quando la relazione amorosa finisce siamo soliti, qualche volta mettendoci proprio una mano sul petto, fare affermazioni del tipo “ho il cuore in pezzi”, “mi ha dato una coltellata al cuore” e altre frasi dal significato analogo.

In realtà, la scienza ci dice che questa sofferenza non ha origine nel cuore ma nel nostro cervello.
A dimostrazione di ciò, è stato condotto uno studio da Ethan Kross nell’Università del Michigan su un gruppo di volontari.

Gli sperimentatori hanno sottoposto i soggetti sperimentali alla visione di fotografie dell’amante perduto in risonanza magnetica, al fine di rilevare le risposte del cervello durante la riattivazione del dolore amoroso. Questo test è stato ripetuto inducendo negli stessi volontari un dolore fisico mediante uno stimolo termico.

Cosa è stato osservato? In entrambe le situazioni sperimentali si sono attivate la corteccia secondaria somatosensoriale e l’insula dorsale posteriore.

Questo studio ci dice che la fine di una relazione amorosa, oltre a provocarci una sofferenza psicologica, ci fa lo stesso male di una scottatura ed è quindi fonte di un dolore anche fisico.

L’elaborazione di una perdita di questo tipo è molto importante poiché, pur non eliminando il dolore e la nostalgia, ci consente di comprendere e accogliere le nostre emozioni, di conoscere qualcosa in più su noi stessi e sul nostro modo di essere in relazione con l’Altro e ci protegge da un blocco emotivo, consentendoci di mantenere un equilibrio e un’apertura verso il mondo, fondamentali per tornare ad amare di nuovo.