COME CAPIRE SE SOFFRI DI BINGE EATING?

Il binge eating disorder, chiamato anche disturbo da alimentazione incontrollata, secondo il DSM-5 è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da abbuffate di cibo ricorrenti che si verificano almeno una volta a settimana e per almeno tre mesi consecutivi e a cui non seguono condotte evacuative.

Ciò significa che chi soffre di questo disturbo corre il rischio di sperimentare sintomi tipici dell’obesità quali, ad esempio, difficoltà respiratorie, diabete, problemi cardiologici…

 

I sintomi del binge eating disorder:

Perchè si possa parlare di binge eating, devono presentarsi alcuni sintomi, in particolare:

  • episodi di abbuffate ricorrenti e in un arco di tempo ridotto;
  • sensazione di perdita del controllo durante l’abbuffata.
  • senso di colpa per l’abbuffata,
  • senso di vergogna da cui spesso deriva la decisione di mangiare di nascosto dagli altri,
  •  mangiare rapidamente e molto senza necessariamente provare un senso di fame,
  • provare disagio, disgusto o rabbia verso se stessi per ciò che si è commesso.

Caratteristiche emotive e relazionali del binge eating disorder

Da un punto di vista emotivo le persone che soffrono di binge eating hanno un’immagine negativa di sé e del proprio corpo e provano un costante senso di insoddisfazione di sé.

Spesso le abbuffate possono scaturire da un blocco emotivo ed essere, dunque, manifestazione della difficoltà della persona a gestire le proprie emozioni e a mettere in parola gli stati emotivi vissuti.

L’abbuffata diventa, così, momento consolatorio di breve durata e rifugio dal quale successivamente emergono elevati livelli di ansia e vissuti depressivi.

Da un punto di vista sociale, invece, la forte sofferenza esperita e il segno di vergogna provato, porta la persona ad allontanarsi dai contesti sociali e ad avere difficoltà nei rapporti interpersonali; da ciò ne consegue spesso un graduale ritiro sociale.

 

Trattamento

La cura di questo tipo di disturbo richiede un intervento multiprofessionale per la persona che ne soffre.

Spesso, infatti, oltre alla necessità di un una terapia psicoterapica che accompagni l’individuo in un processo di consapevolezza di sé e del proprio rapporto col cibo, è necessario un supporto farmacologico e il sostegno di un nutrizionista che possa garantire una rieducazione alimentare.

Oltre ad un intervento con e per il paziente, in questi casi è importante individuare un supporto anche per i famigliari di chi sta vivendo questa problematica per fornire loro indicazioni e strumenti utili e necessari ad affrontare la situazione e gestire le proprie emozioni.