ADOLESCENTI TRA RISCHI E OPPORTUNITA’: IL CASO DELL’AGGRESSIONE A SEREGNO

GLI AGITI AGGRESSIVI IN ADOLESCENZA

 

Di recente accadimento è stato l’incidente del treno avvenuto alla stazione di Seregno il 25 Gennaio 2023 (qui l’articolo sul corriere).

La vicenda ha visto protagonisti due ragazzi adolescenti che avrebbero spinto un coetaneo, causando una caduta nel vuoto tra il binario e il treno in movimento. I motivi dell’aggressione sembrano riguardare una tra le più comuni cause di liti tra gli adolescenti: una “rivendicazione” per una ragazza. Il ragazzo aggredito sembra non aver riportato gravi lesioni fisiche, ma quanto accaduto avrebbe potuto certamente condurre a ben peggiori conseguenze fisiche e psicologiche.

I ragazzi che hanno commesso l’aggressione si sono dichiarati pentiti, sconcertati dal loro gesto, “non volevamo fargli del male”… ne parlano come se non fossero stati loro gli autori del fatto.

 

Ma come si può essere arrivati a tanto?

 

La psicologia dell’adolescenza, in tal senso può offrirci qualche spunto di riflessione per leggere da una diversa prospettiva questa drammatica vicenda.
Il cervello dell’adolescente, da un punto di vista biologico, è in una fase di significativo mutamento sia strutturale sia di funzionamento.

A quest’età è ancora blanda l’attività esercitata dalla cosiddetta corteccia prefrontale, ossia quella regione del cervello deputata al controllo degli impulsi e ad altre funzioni di monitoraggio e regolazione comportamentale. Ciò implica una più frequente “perdita di controllo” associata ad un prioritario accesso all’emotività; ne consegue un controllo sulla nostra capacità di agire, in risposta agli stimoli esterni, non sempre adeguato.

D’altra parte, in adolescenza, c’è una maggior vitalità delle strutture cerebrali più profonde (le cosiddette strutture limbiche), ossia quelle più legate alle emozioni e alla parte più istintiva di noi.

Questa è una normale fase dello sviluppo emotivo ancora in corso dell’adolescente, che lo porta a sentire, spesso anche a manifestare, in modo intenso e a volte esagerato rispetto a contesto e situazione, l’emotività; che si tratti di una paura (spesso da loro definita come ansia), di un po’ tristezza, vissuta spesso come drammatica e senza via d’uscita, o, come in questo caso, di una forte rabbia, che può sfociare in atti di aggressività o vendetta.

I meccanismi descritti possono così contribuire a far emergere una reazione comportamentale immediata, urgente e non filtrata cognitivamente verso uno stimolo anche neutro

Così il messaggio inviato alla ragazza contesa, una provocazione verbale (non necessariamente minacciosa) o qualsivoglia altro stimolo, possono diventare vero e proprio detonatore nell’innescare una fervente risposta comportamentale, a volte anche eccessiva rispetto alla situazione.

Qualcosa di simile accade anche a noi adulti, quando siamo in condizioni di estrema stanchezza fisica, mentale o di forte stress, in cui le “redini si allentano” e le funzioni di controllo che la mente esercita sul nostro comportamento vengono meno ed emergono più facilmente le reazioni spontanee, le emozioni forti, la visceralità.

Tutto ciò si accompagna ad una grande rivoluzione che interessa la dimensione sociale e identitaria.

L’adolescenza infatti è un periodo di forte spinta, nonché esigenza, alla ridefinizione dei confini personali e sociali, con necessità sempre crescenti di autoaffermazione di sé, con possibilità di distanziarsi abbastanza dai riferimenti familiari, ma mantenerne vivo al contempo l’aspetto di sicurezza e protezione. C’è il desiderio di autonomia e necessità di sperimentare le proprie capacità relazionali, anche avvicinandosi a contesti e persone nuove e compiendo scelte che siano frutto di una maturazione emotiva e creativa proprie.

Proprio qui, dove emerge la necessità di esplorare, affermarsi e prendere decisioni proprie, ci può essere il terreno fertile per un avvicinamento, spesso consapevole e deliberato, verso ciò che è limitato, proibito o in certi casi pericoloso. Qui possono nascere, avvallati da una certa quota di bisogni di approvazione e appartenenza al gruppo dei pari, comportamenti rischiosi, di ricerca di sensazioni “forti” o, come nella vicenda di Seregno, estremamente dannosi per l’altro.

Certamente, la scarsa proiezione sulle possibili conseguenze, così come una acerba valutazione del rischio, sono elementi che possono far precipitare situazioni di ingenua “sperimentazione”, normativa tra gli adolescenti, in comportamenti a rischio, o addirittura lesivi per sé e per l’altro. Tra questi ad esempio l’uso o l’abuso di alcol e sostanze, l’attuazione di comportamenti promiscui, pericolosi o aggressivi, fino ad arrivare a violenze, spesso guidate da impeti emotivi di cui si diventa consapevoli solo a posteriori, come nel caso di Seregno.

Proprio in questa fase così cruciale della vita della persona, dove molteplici sono i rischi, ma altrettante sono le opportunità, che si può efficacemente intervenire ed accompagnare il ragazzo ad attraversare il suo vortice emotivo. Tramite un percorso di acquisizione di maggior consapevolezza delle conseguenze e della distruttività di certi comportamenti, così come di conoscenza e padronanza delle dinamiche emotive che caratterizzano l’adolescente, è possibile prevenire o intervenire su tutta una serie di disagi che possono esordire in questa età, tutelando il benessere del ragazzo e del futuro adulto che diverrà.